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CONO GELATO BIGUSTO
Francesco Di Gennaro
Dopo un 27 in nefrologia, ecco la bocciatura per una definizione troppo da dizionario di ematuria.
Nel momento in cui il Prof. Manna mi fa una sfuriata davanti agli altri colleghi, realizzo che un altro modo per passare l’esame c’è.
Nefrologia e Urologia.
Esame del 4º anno nella facoltà di Medicina.
Si tratta di un doppio orale, uno per materia.
Un esame semplice a detta di molti studenti.
Non è il mio caso.
Sono in grado di complicarmi la vita anche sul facile.
Ma per mia grande fortuna (una tantum) ho incontrato la mia storica ex giovedì scorso.
Storica nel senso che entrambi siamo studenti di medicina da molto tempo.
La nostra relazione è durata all’incirca 6 mesi.
Quando l’ho vista passarmi davanti, ci siamo scambiati un semplice ciao.
Io e lei di corsa verso direzioni opposte.
Fuggendo verso la metro, mi è tornata in mente quella volta che eravamo nudi nella sua stanza.
In una schifo di casa per fuorisede in zona ospedaliera.
E nelle altre stanze le sue coinquiline.
“Mioddio adoroooo.” Diceva la mia ex infilandoselo dentro.
“Voglio tutto il cono gelato bigusto.”
Un modo certamente strano di nominare il mio membro.
Ma non aveva tutti i torti.

Ho questo fatto fisiologico che, dopo pochi minuti in erezione, mi spunta un gonfiore a canotto sotto la capocchia.
Non fa male e ci mette un po’ a sgonfiarsi.
Una fimosi non curata.
Impossibilitato a scoprire il glande con facilità.
Da scoperto sembra in effetti una sovrapposizione di gusti nei coni.
Gusto glande sopra, gusto canottino infiammato sotto.
La cosa non mi ha mai dato grossi problemi.
Del resto l’ho utilizzato poco fino ad ora…
Ma ecco il nesso tra il Prof. Manna e l’ex:
Il mio cazzo.
Prendo appuntamento presso lo studio di urologia di quello stronzo del Prof.
Mi gioco la carta della fimosi.
Me lo strapazza mentre sto disteso sul lettino e dice:
“Questo va operato immediatamente. Così non puoi stare.”
Ne approfitto per ricordargli che sono un suo studente.
“E non hai studiato la fimosi? È una situazione di emergenza chirurgica la tua. Sei già stato fortunato a non avere problemi…ma guarda che quando si gonfia tutto, devi solo correre in pronto soccorso. Perché avresti appena 6 ore di tempo…dopo il glande va in gangrena e ciao ciao.”
Il Prof. Manna mi congeda con un altro appuntamento in ospedale per aprire la cartella clinica.
Lo richiamo più volte a giorni alterni presentandomi sempre come suo studente.
Aggiorno lo stato della cartella clinica fino ad arrivare al giorno X:
La data dell’intervento.
Continuo a studiare nefrologia e urologia in attesa del ricovero.
Mi chiamano dopo 3 ore e mi siringano l’uccello.
Una giovane anestesista mi sorride dall’alto mentre gli assistenti mi preparano sulla tavola operatoria.
“Ti ho dato un po’ di tranquillante…anche il Bentelan te l’ho somministrato endovena.”
Poi entra l’assistente del Prof., uno simpatico con cui ho avuto modo di parlare allo studio.
E dice:
“Mi raccomando, trattatemelo bene, è un futuro collega.”
“Beh…collega. Dipende da quello che sceglie dopo. Da anestesista sarà collega…altrimenti no.” Dice la giovane anestesista.
Rido cullato dal tranquillante.
Gli specializzandi in urologia proseguono denigrando i nefrologi.
Il Prof. Manna entra per ultimo con la mascherina sul viso.
Si fa passare gli strumenti ed è il primo a smanettare sul mio piffero.
L’intervento dura circa 40 minuti.
Insensibile a qualsiasi dolore e annoiato, passo il tempo a guardare la sacca della flebo che mi penzola sulla testa.
In osservazione, prima di essere dimesso, ci tengo a salutare e ringraziare tutta l’equipe che m’ha visto sminuzzato.
Con l’impacco di ghiaccio poggiato tra le cosce aspetto l’arrivo del Prof.
È lui a trovarmi girovagando per i corridoi.
“L’intervento è andato a buon fine. Ora devi solo fare attenzione a seguire per bene la terapia e ricorda che quando urini devi scoprire tutto il glande, poi lo asciughi e ricopri tutto per bene incerottando.”
“Ora va in bagno e provaci da solo.” Dice l’assistente.
“Non mi sento di urinare.” Rispondo.
“Vacci lo stesso.”
Nel bagno del personale sto pisciando sangue e urina all’impiedi sporcando il bordo del water con un getto fuori controllo.
Mi si è fatto duro tanto dovevo urinare.
Nel terrore di non riuscire a inflaccidire subito il pene e di conseguenza far saltare i punti, mi agito col fringuello da fuori verso l’equipe.
L’assistente del Prof. me lo acciuffa celere come fa l’accalappiacani coi bastardi.
E spingendo con entrambi i pollici la punta del membro verso la base me lo fa ammosciare.
“Menomale che non dovevi urinare…” Dice, “Hai avuto una cazzo di erezione.”
Tralasciando tutto il dolore che ne consegue, saluto di nuovo tutti prima della dimissione.
“Ci vediamo a controllo tra un mese.” Dice il Prof. Manna.
“Va bene professore…penso che mi vedrà anche prima…non come paziente ma come studente.”
“Lei studia medicina?”
Già se n’è dimenticato…
“Si e sto preparando urologia.”
“Ironia della sorte.” Dice il Prof. “Beh allora le chiederò la fimosi.”
Arriva febbraio e la data di esame di nefrologia e urologia.
A fare l’orale nella saletta ospedaliera siamo a stento in 20.
Sto bello incerottato di sotto, nessun dolore particolare.
Quando rispondo all’appello, finisco davanti a un primo assistente di nefrologia.
Procede tutto liscio, mi chiede cose fattibili, quindi si va allo step successivo, l’orale di urologia.
Il Prof. Manna arriva in ritardo parlando al cellulare, probabilmente con uno di quelli che mi hanno guardato il cacchio durante l’intervento.
Saluta i colleghi e prende il foglio di quelli che hanno passato nefrologia.
Mi siedo poco dopo di fronte a lui.
Il Prof. sorride e io gli sorrido a mia volta.
So tutto della fimosi, potrei parlarne per ore.
Ecco che lo stronzo apre la bocca per articolare e provo a captare quella domanda prevedibile sulla fimosi che mi è costata tanta sofferenza.
Richiude la bocca mentre il mio cervello processa.
Vuole sapere cos’è la proteinuria, con quali esami la evidenziamo e in che patologie si riscontra.
Parlo e parlo senza essere capito e, una volta interrotto dal Prof., inutile dire che trova la mia definizione di proteinuria inesatta.
E che sembra inutile proseguire se non si hanno ben chiari questi concetti.
“Ma professore…” Dico, “sono anche un suo paziente. Si ricorda di me?”
“Vedo centinaia di persone al giorno.” Fa lui, “Di lei forse mi ricordo ma resta il fatto che determinate cose si devono sapere. Non posso aiutarla…mi spiace.”
Da allibito bocciato lascio alle spalle l’ennesima scenetta universitaria.
Incazzato nero ma con un uccello sano e in cicatrizzazione, ho bisogno di qualcosa di dolce.
Prendo la metro e scendo a Piazza Vittoria.
È una bella giornata e la gelateria ‘La giraffa d’oro’ non ha clienti dentro.
Mi precipito al banco.
Il ragazzo mi fa:
“Buongiorno, cono o coppetta?”
“Cono.” Rispondo.
“Come lo facciamo?”
“Gelato.”
“Signore, sono tutti gelati…”
Che imbarazzo.
“Bigusto…Intendevo.”

Francesco Di Gennaro è nato a Napoli. Studia Medicina e Chirurgia.
Ha scritto altre storie per L’Equivoco, Nido di Gazza, L’Appeso, L’inquieto, Lahar magazine, Enne2, Kairos.
Mail: francesco96.digennaro@gmail.com
Instagram: @francesco.dige
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