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POLVERE
Camilla Azzoni

Lungi da me sembrarti giudicante, ma sei proprio sicura dell’acquisto che hai fatto? L’OMS – che non è certo un’organizzazione di incompetenti – dice che c’è di meglio e non sono nemmeno detraibile nel 730. È una bella spesa a lungo andare, non trovi?

Dopotutto la madre sei tu, sai esattamente cos’è meglio per tuo figlio. Ce l’hai scritto nel DNA: istinto materno, riesci a sentirlo? Dovresti. Sei una madre, ora.

Che faccia sbattuta che ti ritrovi, hai dormito? Va beh, è uguale. 

Fotografia scattata dall’autrice

Ma così, pour parler, come mai non gli dai il tuo latte? Ne avevi poco? Cominciamo bene. Prima il cesareo, poi questa. In ospedale volevi anche un massaggio ai piedi? Pensa a quelle che partoriscono senza epidurale, che magari si lacerano pure fino al buco del culo e gli viene una cloaca unica come gli uccelli, loro sì che patiscono il vero dolore, com’è giusto che sia. Il dolore fa parte del rituale, bisogna accettarlo e sopportare. Mica come te. Tu hai solo un taglietto sulla pancia, qualche punto interno che si riassorbe, neanche ventiquattr’ore dopo ti sei messa in piedi – ti hanno obbligata, certo, e ti sei lamentata come tuo solito, ma ci sei riuscita. Loro – le Vere Madri®, con i punti che si infettano, con il pavimento pelvico sfondato, con le lesioni uterine, con i crampi addominali, con l’incontinenza, con il neonato sbattuto in braccio anche se sono troppo stanche dopo ore e ore di travaglio e aver lasciato una macelleria in sala parto, che sono costrette ad accudire il frutto del loro seno e a tenerselo in camera, tanto si riposeranno più avanti – loro sono le vere eroine, invincibili e fortissime. Possibile che non ti hanno raccontato la Favola della Maternità? Te l’hanno detto che tanto poi si dimentica tutto. 

Ok, il bambino faticava ad attaccarsi, ma il foglio con i minutaggi delle sessioni con il tiralatte che ti avevano dato in ospedale l’avevi seguito, no? Ti erano venute le ragadi ai capezzoli? E cosa vuoi che sia, vengono a tutte. Un po’ di lanolina e ciao. Non mi dire che eri distrutta e preferivi dormire, è proprio di notte che c’è il picco di prolattina. Avresti dovuto sfruttare quelle ore invece di ronfare. Forse hai la depressione e ti è andato via quel poco che avevi? Ai tempi di tua nonna la chiamavano pigrizia, tutte le madri si sono sempre rimboccate le maniche e hanno fatto il loro dovere senza fiatare. Non è mica mai morto nessuno, al massimo qualche incidente, ma quelle madri erano già donne disturbate in partenza.

Era troppo stressante a livello psicologico? Oh, poverina. Usando me ti puoi dare il cambio con il padre, volpona. Lui lavora e tu sei in maternità a grattartela (senza punti, principessa), nemmeno lo lasci riposare in pace e gli rifili un compito che dovrebbe essere tuo.  

Comunque, se sei a posto con la coscienza e con il portafoglio, parliamo d’affari.

Io posso offrire un sacco di cosine utili: proteine, zuccheri e grassi in quantità bilanciate, vitamine e sali minerali (niente a paragone del latte materno, ovvio), ma tu devi ascoltarmi davvero molto bene perché altrimenti è un casino. 

Prima di tutto, lavati quelle manacce. Sapone, friziona palmo contro palmo per 5 secondi, strofina alternando il palmo contro il dorso, intrecciando le dita. Poi, strofina il dorso delle dita contro il palmo opposto, tenendo le dita strette tra loro. Friziona il pollice, tenendolo stretto con le dita e ruotandole. Realizza dei movimenti circolari sul palmo della mano. Sciacqua tutto, salvietta pulita e cominciamo.

Ora, che hai sterilizzato il biberon bollendolo nell’acqua, aprimi. Sembro una scatola di Nesquik, ma azzurra e con il coperchio blu, non è difficile. Almeno questo riesci a farlo da sola? Rompi il sigillo e via.

Quella polverina bianca sono io, ciao. Adesso bisogna fare due conti semplici semplici, ma visto che sei scema sul retro della mia confezione c’è una tabellina esemplificativa. Quanto latte beve tuo figlio lo devi sapere tu, mica io. Istinto materno, ricordi? Consapevolezza innata di tutto quello che c’è da fare senza che nessuno te l’abbia insegnato. Puoi farcela. Devi farcela. Che se tuo figlio non cresce abbastanza poi sono cazzi, sopravvivere e crescere sono le uniche due cose che ti devi assicurare faccia. L’hai visto il figlio della nipote della zia di tua mamma quanto è bello paffutello e che guanciotte rosee? Lui lo allattano al seno. Il tuo è un po’ pallido. Non lo vedi un po’ pallido? Così smunto, poi. Forse sta male.

In base a quanto latte beve tuo figlio, bisogna capire quanti misurini ci vogliono e quanta acqua. Acqua di bottiglia, eh, ancora meglio se è indicata come adatta ai neonati. Lo capisci se c’è la foto di un bambino da qualche parte sull’etichetta. 

Metti l’acqua a scaldare. La quantità dev’essere meno del latte totale che ti serve perché aumenterò di volume. Ripassino di fisica visto che sicuro non ci arrivi: io sono polvere bianca ma anche se mi sciolgo occupo spazio nell’universo e lo devi tenere in considerazione. C’è sempre la tabellina dietro se sei in difficoltà. Il misurino è quel piccolo cucchiaio di plastica blu incastrato nell’angolo della scatola, la sporgenza di plastica che lo regge ti servirà anche per livellarmi una volta presa la cucchiaiata. Il misurino dev’essere raso, se no non vengono giuste le dosi e tuo figlio muore di denutrizione, non come il figlio della nipote della zia di tua mamma. L’acqua dev’essere portata a 70 C° o più e poi lasciata raffreddare, se no tuo figlio muore di infezione, si prende la salmonella enterica o il cronobacter sakazakii. Non osare nemmeno pensare di prepararmi prima e riscaldarmi quando serve che altrimenti i batteri fanno festa, sei costretta a fare sul momento, devi sorbirteli tutti gli strilli del tuo neonato affamato nei dieci minuti che ti servono a prepararmi. La tetta sarebbe stata sempre pronta e della temperatura giusta. Comodità senza paragoni. Ma cosa fai con quel neonato? Non prenderlo in braccio se piange, che poi si vizia. Non distrarti, torniamo a noi: niente microonde perché è pericolosissimo per le ustioni, fuori il biberon è freddo ma dentro c’è la lava. Inutile che ti arrovelli, non puoi fare più in fretta di così. Hai scelto tu di dare il latte in formula e queste sono le conseguenze. Potevi essere una madre decente e dargli il tuo latte, che è l’alimento più completo per tuo figlio nei primi mesi di vita. La prossima volta andrà meglio. Perché lo fai il secondo, vero? Non vorrai mica lasciarlo senza un fratellino.

Comunque, se l’acqua è calda e i misurini sono giusti, uniscici e scuoti con tutto il tuo entusiasmo. You go, girl. Adesso c’è il problema che io sono almeno a 70 C° ma tuo figlio mi deve bere a 37 C°. Il termometro ce l’hai, devo essere alla temperatura che avrei se uscissi dalle tue tette, quelle che ti hanno strizzato e massacrato per benino in ospedale per stimolare la montata. Inutilmente, devo dire. Che si fa? Aspettiamo. Raccontiamoci com’è andata la giornata. Ti sei svegliata stanca perché il bambino non ha dormito? Dormi quando dorme lui, semplice. Pensa che il figlio della nipote della zia di tua mamma appena tornato dall’ospedale si faceva tutta la notte filata da solo nel lettino. Il tuo piange sempre, invece. Ma pensa che novità, è un bambino, ovvio che lo faccia. Lascialo piangere che gli si aprono i polmoni. Saranno le coliche, di sicuro. No, non metterti a frignare anche tu, ti prego. Le Vere Madri® non piangono. Ah, già, giusto… Va beh, lasciamo perdere. 

Fotografia scattata dall’autrice

Senti, c’è l’acqua fredda corrente che potrebbe velocizzare un po’ il tutto. Ma quello non è mica un biberon anti-colica con i buchi sotto per far passare l’aria? Che peccato. Se entra l’acqua non va mica bene. Lo sapevi che con il latte artificiale vengono molto più spesso le coliche? Così, solo per informarti.

(Grazie A., A., C., C., F., F., L., J. Ci sono storie che non si vorrebbero mai sentire ma che è necessario raccontare. Grazie per averle condivise con me.)

Camilla Azzoni

Camilla Azzoni nasce a Parma nel 1990. Si laurea in Lingue e poi fa tutt’altro. I suoi racconti sono comparsi sul numero speciale di Topsy Kretts in collaborazione con Itaca Colonia Creativa, su Rivista Blam!, un suo articolo è stato pubblicato su Calvario e uno dei suoi romanzi è finito tra i segnalati della XXXVI edizione del Premio Calvino.

Mail: camilla.azzoni@hotmail.it

Instagram: @no_va_beeeh

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