MORSI La prima call di Scomoda in collaborazione con FoodNet, per sostenere il progetto di prevenzione primaria dei disturbi alimentari, dedicato in particolare ai più piccoli 🧡
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MI AVVICINO
Giampiero Pancini
Che mangi o non mangi questo cioccolatino, che differenza vuoi che faccia? Morirò lo stesso. Moriremo tutti prima o poi, dice nonna. Lei scricchiola mentre si muove e forse muore prima di me. Forse.
Non è una gara. Per non sentirla scricchiolare bisognerebbe abitare un appartamento senza parquet, con una stanza più larga dove lei non mi passi così vicino per insistere a farmi mangiare le cose che annota… no, ordina, il medico-fottuto-nutrizionista. Io ho le mie scorte. Arrivano quando lei non c’è. Poi il rider se ne va e io apro la finestra così non si accorge: in casa di nonna fa sempre caldo. Sempre.
Il cioccolatino me lo ha portato bjob04. L’ho rimorchiato in chat usando le foto di uno con gli addominali definiti e tutte le abbondanze lì dov’è sperabile, che non ero io. Gli ha aperto lei e le ha detto di essere mio amico. L’avevo istruito. «Vieni, è sorda e mezza zoppa, non ci romperà le palle!» Ma quando mi ha visto anche lui ha fatto scricchiolare il pavimento, immobile a dondolarsi sulle gambe, lontano: non ero quello delle foto, allora se n’è andato. Peccato. Avevo bisogno di sesso. Mi lascio fare tutto quello che vogliono purché facciano sesso con me. Invece mi ha lasciato il cioccolatino che secondo lo stronzissimo parere generale non dovrei mangiare, ma non mi ucciderà, perché è meglio di tutte le schifezze che loro vogliono butti giù.
I soldi li mandano i miei che mi hanno abbandonato qui quando avevo quindici anni: un bonifico mensile di coscienza. Dicevano che da nonna sarei guarito, lei non ha cioccolatini in casa. Non è successa la storia della guarigione. Quello che è successo è che sono scomparsi, nemmeno me li fossi mangiati. Non li vedo più da sei anni, un mese e 28 giorni, era la vigilia di Natale quando li ho mandati via perché, per regalo, avevano organizzato un ricovero. Mi spiego: ho un solo pregio,
è il mio peso, che ho deciso io, lo controllo, è mio; loro, però, dicevano di amarmi così tanto da volermi diverso. Il disprezzo lo vedevo dalle parole non dette e dagli sguardi che evitavano il mio. Allora li ho cacciati e ho detto loro che se non avessero continuato a mandarmi soldi avrei fatto in modo di morire. Mi mancava poco. Non avevo paura di farlo.
Ora sono solo un po’ più lontano. Dal morire.
Mi voleva diverso anche bjob04 col cioccolatino e moltissimi prima di lui. Gli unici che resistono sono escort a cui prometto il doppio della tariffa per una scopata. Arrivano e, se non scappano via, fanno velocissimi il loro dovere in molto meno dell’ora pagata. Non sempre sono gentili, dicono che hanno da fare. I ragazzi brasiliani e i cubani restano, gli italiani scappano. Si scusano, dicono che non sanno come muoversi in questo corpo, hanno paura di farmi male. Chi resta è obbligato a dirmi che mi ama, costa solo dieci Euro. A volte penso che sia l’odore, perché puzzo di morte, di putrefazione, e solo nonna resiste. Lo annuso quando rientro in camera dopo la doccia, a finestre chiuse arriva anche dall’armadio. Ho impregnato la stanza. La poca aria a cui faccio spazio mi si appiccica addosso portandosi via molecole oleose di me. Anche il cioccolatino finirà per puzzare; e i cubani quando escono. Il mio corpo fa schifo, ne vedo parecchio, troppo, non ci tengo a vederlo tutto. È un ammasso di curve e ritorni di pelle, ho belli solo i polsi e la fronte. Da ragazzino avevo un bel culo, adesso credo sia nascosto da qualche parte che fatico a pulire perché nonna non ne vuol sapere di farlo: «Fai da solo» dice. E mi lascia sporco, così devo faticare.
Nonna fa finta di credermi quando le dico che aspetto un amico. Ne ha visti parecchi arrivare e la maggior parte andar via senza salutare. Ai ragazzi sudamericani adesso offre da bere perché sa che mi renderanno felice. Dopo quelli che scappano, invece, per un giorno non mi assilla con le sue porzioni da fata-fottuta-turchina che dovrebbero salvarmi la vita, ordina Burger King o Cinese. Mi lascia il sacchetto pieno e poi se ne va: non vuole vedermi morire. E io non
protesto. Quindi stasera mi merito Burger King: doppio menù con patatine extra. E una vaschetta di gelato alla panna. E prima di notte una pizza. La vecchia nasconde le pizze nel punto più basso del congelatore perché non riesco a inginocchiarmi, ma ho imparato a portare la pinza telescopica che mi serve ad agguantare le cose. Aspetto che vada a dormire e mi alzo. Ho un problemino a sollevare questo peso planetario, e a volte ho la sensazione che il merdoso pavimento non mi regga. Un giorno crollerà e morirò nella cucina del piano di sotto.
Me lo potessi permettere scoperei tutti i giorni. I miei mandano i soldi ma ci sto stretto… LoL, io che sto stretto! Comunque meglio gli escort, mi uccidono gli occhi sgranati di chi rimorchio gratis. Sì, direi loro, sono tutto quanto questo qui, tutto quello che sta sotto la pelle. Non ci credete? Come se essere una montagna annientasse il desiderio. Vi do una notizia: non è così. Ecco, mangio il cioccolatino. Non morirò per questo, ma mi avvicino.

Nato ad Arezzo prima della rivoluzione sessuale, trasferito a Roma, poi a Torino, poi ancora ad Arezzo, forse ho trovato la stabilità venendo a vivere a Milano, di cui ho scoperto la bellezza sollevando gli occhi da terra. Da tutta la vita precedente passata sugli aerei non mi trascino dietro né un cane né un gatto, nessuna macchina per impastare il pane, ma tutti i libri da cui non mi separo. Ogni volta che vedo il dorso dei romanzi dei Grandi mi metto a scrivere per ridimensionare l’ego. E se non piove cammino, convinto che così mi vengano più idee. Il Campari Spritz e la marmellata di arance sono i miei talloni d’Achille.
Ho frequentato la scuola annuale di scrittura Belleville e, nella stessa scuola, il corso Scrivere di Notte tenuto da Gaia Manzini.
I TypeeBook 2021 e 2022 hanno incluso miei racconti, così come Enne2 e-Rivista, Narrandom, Spaghetti Writers, Wertheimer, Scomoda e Topsy Kretts.
Mail: pallincat@gmail.com
Instagram: @giampiero_pancini
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