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ADDENSAMENTI NUVOLOSI SU UN CREPUSCOLO POSTINDUSTRIALE
Tommaso De Martino

Siamo addensamenti nuvolosi su un crepuscolo postindustriale, sottili scie d’umidità evanescente con una bellezza innocua che si disvela al tramonto; ormai inadatte a generare il fulmine, ci muoviamo con indolenza sulle vestigia arrugginite di una società che dovrebbe scegliere il suicidio per non far collassare l’intero pianeta.

Ma il suicidio non è nell’ordine naturale della vita né la scelta di chi detiene il Potere, anzi, la scelta è sempre di preservarlo, fare e ordinare di fare tutto, anche ciò che prima poteva sembrare impensabile e disumano, pur di non perderlo. Sapranno giustificarsi in nome di ideologiche fondamenta già guaste dalla prima posa; saranno pronti e capaci a ogni cosa, mentre noi resteremo comodi, buoni solamente a parlare, lamentarci, indignarci, a proporre senza ottenere, teorizzare senza mai esperire, condividere senza assemblare un’unità in grado di scuotere alla base questi marci pilastri.

Non basta più manifestare il dissenso per cambiare lo stato delle cose. Questa modalità è un retaggio dell’Ottocento. Oggi i porci se ne fregano se scioperiamo, perché sanno che domani torneremo a nutrirli in fila ordinata, poiché anche lo sciopero, ridotto a spuntata arma da quegli stessi sindacati a cui abbiamo dato delega e fiducia, è ormai sistemico, del Sistema solo lieve e tollerata appendice che mai si infiamma. I porci sanno che domani saremo ancora ingranaggio, pignone, corona, dente, ma in nessun caso innesco. Eppure qualcosa potrebbe ancora sfuggire al controllo, se la nostra servitù volontaria venisse meno, se scricchiolasse sotto il peso del loro altezzoso ingrassare sulle nostre vite e li portasse ad avere paura, come quella che adesso sta provando il Presidente, incaprettato davanti a me.

«Che cazzo ti è saltato in testa, Giulio, sei impazzito?»

Perché si tira sempre in ballo la pazzia quando ci si trova davanti a qualcosa di incodificabile?

«Liberami subito e farò finta che non sia successo nulla.»

Impartisci ordini, come sei abituato a fare, sicuro dell’obbedienza, vincente come ritieni di essere; adesso però si gioca con le mie regole.

«Ti stacco un bell’assegno, la cifra la decidi tu, ma poi non ti voglio più vedere.»

Pensate sempre di poterci comprare. E so bene che questa convinzione non dipende soltanto dalla vostra boria ma anche da noi, che dimostrammo più e più volte che possiamo avere un prezzo giacché siamo in vetrina.

«Mi hai sentito! Liberami!»

Ti fisso impassibile, Presidente, dall’alto in basso, per la prima volta, e ne traggo un gran piacere.

«Se non ti fidi, te li do in contanti. Liberami che apro la cassaforte, dentro ci sono duecentomila euro e se mi sciogli sono tuoi.»

Nell’acido dovrei scioglierti, ma non ce l’ho l’acido e non ho nemmeno il tempo che servirebbe; la tua amante arriverà tra poco in questa splendida villa isolata sulle colline senesi, con la Porsche che le hai regalato, e io non voglio metterla in mezzo. Mi basti tu.

«Perché non mi rispondi!»

Perché le parole non servono più da quando quelli come te non hanno più dato valore alle nostre. 

«Chi ti manda? È quel cane del Beretta? Quanto ti offre, dimmelo! Ti do il doppio, anzi il triplo, se mi liberi.»

Vi riesce proprio automatico considerarci dei burattini e che, come per voi, sia esclusivamente il denaro a muoverci, quello del primo offerente o di chi alza il compenso come stai facendo adesso, Presidente. Posso anche giustificarlo questo punto di vista, perché vi abbiamo dimostrato per troppo tempo che di burattini traditori pronti a vendersi al miglior prezzo ce n’è, ma per tua sfortuna non in questa stanza. Non più.

«Cosa devo fare per convincerti a liberarmi!»

William Blake ha scritto ne Il matrimonio del Cielo e dell’Inferno che le convinzioni sono prigioni, ma le convinzioni sulle quali avete costruito questa società, e sulle quali avete prosperato, le ho lasciate alle spalle. Me ne restano solo due: che sarà un piacere tagliarti la gola e che troverò la forza di farlo. E come me dovrebbe trovarla ogni autista personale, ogni guardia del corpo che riesca a strozzarvi mentre sale con voi in ascensore, ogni cuoco che non perda l’occasione di avvelenarvi preparando il vostro piatto preferito, ogni cameriera che abbia il coraggio di folgoravi mentre fate il bagno nell’idromassaggio, ogni lavoratore che avete accanto e in cui riponete fiducia, prima che li sostituiate con cyborg. E presto arriverete a farlo.

Sorrido, pensando che un domani anche il cyborg potrebbe sviluppare l’autonoma coscienza di liberarsi dalla propria schiavitù.

«Giulio adesso basta, ti sei divertito abbastanza, smettila con questo gioco!»

Oh già, dimenticavo che per il mantenimento dei vostri privilegi è fondamentale produrre divertimenti, ne esiste una vera e propria industria atta a concederci l’opportunità di lasciare che la pressione alla quale siamo sottoposti sfoghi in passatempi, svaghi e intrattenimenti; in attività che non possano danneggiarvi o mettervi in serio pericolo. E pure con questo vi arricchite. Stasera però il tuo autista ha trovato il suo divertimento irrinunciabile ed è arrivato il momento di fartelo capire.

Prendo il coltello e te lo mostro.

Davanti ai tuoi occhi l’affilata lama di trenta centimetri splende sotto le luci al neon del garage.

«Giulio, cosa vorresti fare con quello, ti prego, lo scherzo è durato fin troppo, basta, ti supplico mettilo via.»

L’ultima carta che vi giocate quando siete spalle al muro è sempre la supplica.

«Se ho fatto o detto qualcosa che non dovevo e che ti ha offeso, ti chiedo perdono.»

Sbagliavo: l’ultima carta nella vostra manica è il perdono. Ma proprio perché sta nella manica è la carta di un baro, e giocare al suo tavolo non servirà, vincerà sempre lui. È necessario ribaltarglielo addosso quel tavolo, essere d’esempio per i perdenti che si ostinano a giocare corretto, e innescare il fulmine che incendi tutto.

Tommaso De Martino

Anarchico individualista, fondatore della rivista Enne2 – eRivista letteraria, che definisce il suo piccolo contributo all’utopia. Crede alla libera espressione e condivisione del sapere e dell’arte, all’autoproduzione e alla forza dei sogni; non crede al copyright, agli eserciti, ai guru, al denaro.  
Oltre ad aver pubblicato alcuni suoi racconti su riviste, quali Turchese, Spaghetti Writers, Super Tramps Club, Topsy Kretts, Bomarscé e altre, ha pubblicato in eBook (DIY, no copyright, freedownload) il suo romanzo senzeditore “All’osteria dello chef con una mano sola”, disponibile gratuitamente nei formati ePub, mobi e AZW3 all’indirizzo web: www.villarock.it/conunamanosola

Mail: tmaddog@libero.it

Facebook: Tommaso Ti-Maddog De Martino

Instagram: @conunamanosola

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