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LA DISTRAZIONE CHE CI HA FATTO USCIRE DALL’OCEANO
Giampiero Pancini

(una lettura corale)

Fotografia scattata dall’autore

PROLOGO

voce di un uomo anziano:

Arriverà sotto forma di temporale, uno di quelli estivi, immorali, che invertono stagione e temperatura, e noi sui terrazzi applaudiremo alle nubi che si aggregano in cielo pensando che sia soltanto pioggia. Applaudiremo e ci diremo che, forse, stanotte farà più fresco, perché è già vento che fa frinire le veneziane con rumore di cicale, di spade contro sciabole, di serpenti a sonagli; sposterà barattoli, solleverà cartacce che poi ricadranno a terra, magari intasando tombini, accelerando costringerà le vecchie a correre a casa, prima che sia troppo tardi, che è sempre troppo tardi quando si è vecchi e i cortili sempre troppo vasti, e non ci sono più i giovani rispettosi di una volta. L’estate e il Tg1 ci dà ragione. Ma arriverà e sembrerà solo un temporale.

Fotografia scattata dall’autore

PRELUDIO

voce di un giovane uomo:

Prima ci metterà in attesa, in quello stato di calma che precede il nubifragio. Spierà ogni singolo gesto che compiremo per pregustare il refrigerio che promette. È silenzio di attesa, di progettazione. Poi prenderà forza, si caricherà a molla per portare distruzione, correrà indietro a prender la rincorsa, le veneziane le sbatterà fino a romperle, inizia la tempesta, è catastrofe, è lo scoppio della guerra, è vento che porta gelo, rumore di chi si barrica dentro, voci che si salutano nei cortili, gli uomini che chiudono le finestre, i ragazzi a fumare schiacciati sul balcone. Tutti dietro ai vetri a guardare il blu tetro che rotea sopra.

E non è più silenzio. Qualcuno dirà che è solo un temporale.

Fotografia scattata dall’autore

ATTO PRIMO

voce di una giovane donna:

È il rumore del cielo che cresce e si abbatte sulle teste dei miserabili che non hanno casa, degli ubriachi che non la trovano più, delle piante che scricchiolano mentre prova a sradicarle con magistrale indifferenza: complici nell’averci regalato ossigeno oltre ogni buonsenso, anche loro vanno punite, sventrate dai fulmini. M’impressiona, trattengo il fiato, già mi rincuora l’idea che poi finirà. È una parete opacaliquida, una tormenta di schizzi coi vetri che esplodono e le fogne allagate e il bambino sul balcone che una mano tira dentro, il ragazzo che butta il mozzicone e bussa per farsi riaprire. Rumoreggia come un tritacarne, una sassaiola su un tetto in lamiera, così oltraggioso da non lasciarmi pensare. È un boato che mi rintana nelle spalle, poi un altro, di nuovo un altro, una serie infinita che non voglio ascoltare. La muraglia frastuona, allarma, confonde e dura ancora e ancora, battendo e abbattendo prima i tetti poi giù, un piano dopo l’altro ogni riparo, senza polvere, fino a lasciarmi nuda, in balia della forza che mi vuole e mi avrà morta, per morire intono una canzone della quale non sapevo di conoscere le parole.

voce del giovane uomo:

Serve opporsi alla lapidazione decisa dal cielo? I saggi che praticano l’abbandono, lasciano che il fortunale li spazzi via per primi. Se ne vanno così, con gli occhi dei giusti inascoltati. Gli altri, già ciechi e sordi per non voler sentire, i predoni, i gridatori che no, non può essere vero, fuggono scomposti nelle auto lasciate in moto, si rifugiano nelle chiese, nelle sedi dei partiti, lottano per consentire al vendicatore di infligger loro una morte tanto più tormentosa, quanto più combattuta. Perché colpevoli o innocenti, ciechi o visionari, muti o cantanti, deciso a disfarsi di noi il cielo riuscirà nel proprio compito. Ci laverà via nel giro di una sola tempesta. Ci regalerà la fine.

Io urlo e canto. E scompaio.

Fotografia scattata dall’autore

INTERVALLO

ancora il giovane uomo:

Ma allora chi resterà a testimoniare e ad ascoltare?

Sarà solo nebbia e vapore al sole, tutto sarà compiuto, il silenzio rotto dagli sgocciolii e dal rimbombo lontano dello strascico dei fulmini, come un intero aeroporto che lascia decollare i propri aerei, via, lontano, per sempre.

Silenzio.


ATTO SECONDO

voce della giovane donna:

Passato il giorno,

non ci saranno orecchie per sentire,

non ci sarà animo attento a valutare la normalità.

Quando tornerà la calma, non ci riguarderà. Nessuna sirena di ambulanza che corra in soccorso e neppure telefonate per sapere come ci ha sorpresi, magari fuori, in un cantuccio dove prima i maschi si fermavano a pisciare. E non ci sarà il profumo del dopo pioggia dei pomeriggi di settembre a Taormina, quando camminavamo sul lastricato scuro e pulito a ingannarci che sarebbe durato per sempre. Non ci sarà per sempre.

voce dell’uomo anziano:

 Non ci sarà chi calcola il tempo. Nessuno vedrà la trasparenza dell’aria purgata dalla calura. Solo i nostri corpi putrescenti in bella mostra tra le macerie, lividi, gonfi, in mucchi o sparsi a terra, sull’asfalto, macchie sui prati come abnormi escrementi di cane o in edifici contorti. La decomposizione della carne, il miasma che fuoriuscirà dai crani, la liquefazione di tutto quello che, corpo e mente, abbiamo creduto ci rendesse invincibili, restituirà nutrimento alla terra. Del nostro fetore il pianeta si farà beffa, della nostra credulità, degli incendi che abbiamo preteso fuocherelli, del calore scambiato per banale agosto,

voce di bambino:

delle foche strozzate dalle reti,

voce di adolescente:

delle isole di plastica,

la voce dell’anziano:

di ogni posticipo del punto di non ritorno che, sommati, hanno svilito ogni buon proposito: una lattina raccolta, ogni donna di buona volontà che ha amato, ascoltato, osservato e pianto.

Fotografia scattata dall’autore

FINALE

ancora voce dell’anziano:

Più avanti, le nostre bianche carcasse tra bottiglie di plastica dalle etichette scolorite. Nessuna seconda ondata necessaria a finire il lavoro. Serviremo da concime, faremo nascere piante che non sprecheranno tempo a farci ombra. Saremo gustoso cibo per volpi e uccelli che non avranno più discariche da rovistare. Non ingabbieremo più l’acqua, il vento, la luce, il cielo sarà libero di fluire e servire a sé stesso. Tornerà la crudeltà lucida dell’equilibrio naturale e quei giorni di guerra saranno la pace.

Eterna. 

Ammonita, la terra impedirà la distrazione che ci ha fatto uscire dall’oceano, proclamerà la legge della nostra assenza e terrà controllo dei propri abitanti. Non tollererà che alcuna scimmia, ratto o rettile costruisca le proprie cattedrali. Vigilerà, certa che chiunque possa venire potrebbe non venire in pace.

Fotografia scattata dall’autore

EPILOGO

voce della giovane donna:

Quindi prestiamo attenzione alla prossima pioggia, potrebbe non essere ancora arrivato il giorno, essere solo un temporale, una prova generale. Per la “prima” c’è tempo.

Giampiero Pancini

Nato ad Arezzo prima della rivoluzione sessuale, trasferito a Roma, poi a Torino, poi ancora ad Arezzo, forse ho trovato la stabilità venendo a vivere a Milano, di cui ho scoperto la bellezza sollevando gli occhi da terra. Da tutta la vita precedente passata sugli aerei non mi trascino dietro né un cane né un gatto, nessuna macchina per impastare il pane, ma tutti i libri da cui non mi separo. Ogni volta che vedo il dorso dei romanzi dei Grandi mi metto a scrivere per ridimensionare l’ego. E se non piove cammino, convinto che così mi vengano più idee. Il Campari Spritz e la marmellata di arance sono i miei talloni d’Achille.
Ho frequentato la scuola annuale di scrittura Belleville e, nella stessa scuola, il corso Scrivere di Notte tenuto da Gaia Manzini.
I TypeeBook 2021 e 2022 hanno incluso miei racconti, così come Enne2 e-Rivista, Narrandom, Spaghetti Writers, Wertheimer, Scomoda e Topsy Kretts.

Mail: pallincat@gmail.com

Instagram: @giampiero_pancini

Facebook: Giampiero Pancini

2 risposte

  1. Avatar LIZ
    LIZ

    Ricorda il monologo essere o non essere dell’Amleto di Shakespeare mescolato al monologo su Yorick, ma interpretato da un corifeo di persone di varie esperienze ed età. Complimenti

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  2. Avatar LIZ
    LIZ

    Sembra un intersecarsi del momologo : “Essere o non Essere ” e quello su Yorick di Shakespeare ma da un corifeo di persone di varie esperienze ed età.

    Complimenti. Eccellente.

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