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LO SCHERMO
Carola Baudo
Hai strappato il cerotto, come si fa con una ferita ormai secca. Togli la crosta con l’unghia, l’indice inquisitore che mi ha sempre accusata. Sotto, una cicatrice scarna, una spina di pesce sul velluto rosa, la flebile traccia che mi ha legata a te. Getto uno sguardo ancora allo schermo vuoto, una tela incompleta col tuo nome affisso sopra. L’ora sullo schermo segna le otto di mattina. Ridimensiono le priorità. Una doccia fredda e un caffè caldo. Il tempo di realizzare. Giro veloce col cucchiaino, mentre ascolto passiva il tintinnio contro la tazzina. Un sorso bollente intrappolato sui pori della lingua. Brucia. Sottili ragnatele di luce filtrano dalle tapparelle chiuse. Riprendo il telefono, annaspo nel tentativo di comprendere. Apro i social. Cerco il tuo nome ma la barra di ricerca fa un buco nell’acqua. Non ci sei: bloccata in rete, bloccata nella vita. Tasto reset, cancellare il bene e il male che ci siamo scambiate. Deglutisco in un unico sorso il liquido nero e dolciastro. Un colpo di tosse mi toglie il fiato. Fisso lo schermo nudo e so che non potrò fermare il vomito di parole incastrato nelle tonsille per anni, sedimentato sotto il peso di cose inghiottite a stento, come se scriverti bastasse a supplire l’assenza. L’indice a mezz’aria, il tempo di un’esitazione. Lo schermo mi fissa assente, sembra chiedermi se davvero io mi aspetti ancora una risposta. Un foglio virtuale che vorrei riempire con parole superflue, a cui allegare foto patinate in cui la felicità sembra a portata di mano, tanto da poterla acquistare al supermercato con il 3×2. Come nella nostra polaroid appesa al frigo.
E invece scricchiola, la felicità, pattina su un lago ghiacciato, ignara del nero denso poco sotto. Ricomincio a scrivere, in preda al coraggio di dirti quanto fossi tossica e linfa vitale al tempo stesso. Il mio alter ego, la metà marcia della mela, una parte del mio cuore che continua ad appartenerti persino nel buio di questo silenzio. Ripercorro i nostri dieci anni, tutte le volte che ci siamo perse e poi riprese. L’amore e l’odio, due facce della stessa moneta, e tu che arrivi a marchiare il territorio non appena fiuti la minaccia. Digito furiosa perché, vostro onore, mi è stata strappata la voce. Mi schiveresti con la tua rabbia e le parole, tese, mi schizzerebbero negli occhi come un boomerang. Inizieremmo la battaglia di ingiurie, ciascuna nel proprio lato del ring, ma so già che ne uscirei sconfitta perché la lotta contro un’altra donna non so proprio farla. Raccolgo aria nei polmoni, la trattengo fiduciosa a occhi chiusi: chissà che quando li riapra, tu appaia a sorridermi. La delusione ha il sapore del caffè bevuto mezz’ora prima, la lingua impastata chiede acqua a gran voce, la stessa che mi è rimasta sospesa fra le corde quando ho realizzato che te ne sei andata davvero. Sono trascorsi cinque anni da quella conversazione mai avuta. Aspetto ancora che lo schermo torni a illuminarsi dei tuoi sproloqui e degli audio interminabili, aspetto ancora le risate calde, gli abbracci in cui ci mischiavamo la pelle, persino gli insulti; aspetto ancora, nonostante tutto, quest’amicizia che ti sei portata via e che non sono stata più in grado di regalare a nessun’altra.

Carola Baudo, classe 1989, è Scrittrice, Editor e Copywriter. Ha iniziato da giovanissima a scrivere per alcuni blog letterari e nel 2023 ha esordito con il romanzo Zaira, per Jolly Roger Edizioni. Dal 2012, parla di libri e scrittura sul canale IG @arslibrorum, grazie al quale ha allacciato numerose collaborazioni.


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